Spumante Trentodoc metodo classico: l’unico spumante di montagna
Lo spumante Trentodoc metodo classico nasce da una brillante intuizione di Giulio Ferrari, giovane enologo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, che durante i suoi viaggi formativi si accorse di una similarità tra il territorio della Champagne, provincia storica della Francia nota per la produzione del vino omonimo, ed il Trentino. Da quel momento è iniziata la lunga storia che, riprendendo una tradizione le cui prime tracce risalgono al 3000 a.C., ha portato questo grande spumante trentino ad essere riconosciuto prodotto D.O.C. nel 1993 e godere dell’importante supporto della Fondazione San Michele all’Adige, oggi Fondazione Edmund Mach, che da anni rappresenta un fondamentale centro di sviluppo per il settore della viticoltura trentina e fucina di rinomati enologi a livello internazionale.
Il fondamentale legame dello spumante Trentodoc col territorio
Il successo e la particolarità dello spumante Trentodoc risiede nelle caratteristiche del territorio che gli danno origine: la combinazione tra clima, diverse altitudini e territorio infatti rendono il Trentodoc non un semplice spumante, ma un vero e proprio spumante di montagna riconosciuto da appositi studi e premi negli anni.
Il territorio trentino, infatti, pur essendo relativamente piccolo è ricoperto da 10.000 ettari di viti con una percentuale di uva destinata alla produzione di spumante pari all’8 % ed una fabbricazione totale di circa 7 milioni di bottiglie all’anno.
Tutti questi vitigni possono godere del clima più vario, dal microclima montano a quello più mite del Garda, e delle prezioso influenze delle diverse altitudini che caratterizzano le montagne trentine. L’altitudine del vigneto, infatti, ha un importante ruolo nella maturazione dell’uva influenzando l’acidità di essa nel periodo tra invaiatura e vendemmia. Anche l’escursione termica risulta determinante per il pieno sviluppo di uve sane ricche di profumi e le rispettive corrette proprietà organolettiche dei vini; in quest’ottica il clima alpino trentino appare ottimale.
Il metodo classico dello spumante Trentodoc
Grande parte del successo del Trentodoc risiede sicuramente nel metodo di produzione che segue un procedimento per “metodo classico”, un processo che richiede molta maestria e tempo in ragione dei numerosi passaggi.
A differenza di un semplice vino fermo, infatti, lo spumante Trentodoc metodo classico necessita di un periodo di produzione che va da un minimo di 15 mesi ad un massimo di 10 anni per una grande riserva.
Molto interessanti sono anche le numerosi fasi che creano questo “metodo classico”: si parte dalla produzione di un vino fermo base, risultante dalla raccolta di uve Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco o Pinot menieur, che una volta imbottigliato vede l’aggiunta di lieviti e zuccheri. Segue il momento del riposo in bottiglia dove i lieviti danno inizio ad una seconda fermentazione (la prima avviene nel momento della trasformazione da uva a vino), proprio per questo gli spumanti metodo classico vengono definiti vini con rifermentazione in bottiglia.
La terza fase è quella della presa di spuma, termine che indica il momento in cui si sviluppa l’anidride, frutto della fase precedente della rifermentazione in bottiglia, garantendo il caratteristico perlage di uno spumante metodo classico.
Fondamentale, ovviamente, è anche il periodo di maturazione: si va da un minimo di 12 mesi per un brut, a 24 mesi per un millesimato, a 36 mesi per una riserva. Da sottolineare come le case produttrici del Trentodoc allungano il periodo di riposo rispetto ai termini prescritti dal disciplinare al fine di sprigionare al massimo le caratteristiche organolettiche del vino creando uno spumante unico nel suo genere.
Si arriva infine all’importante fase del remuage, fase della spumantizzazione metodo classico, che prevede la disposizione delle bottiglie su particolari cavalletti di legno, detti pupitres, che aiutano nello svolgimento del remuage quotidiano: ovvero, ogni giorno il produttore deve ruotare e scuotere le bottiglie per fare in modo che i lievi esausti e i residui si raccolgano nel verso del collo della bottiglia.
Dopo questo passaggio delicato si arriva alla sboccatura dello spumante o degorgement, ossia l’eliminazione dei lieviti residui che si sono ammassati verso il collo della bottiglia grazie al remuage. Ciò può avvenire secondo due modalità: al ghiaccio (à la glace), un metodo meccanico che consiste nel gelare il collo della bottiglia e far saltare il tappo, o al volo (à la volée) che consiste nello stappare manualmente la bottiglia.
Dopo la sboccatura lo spumante viene rabboccato con vino di pregio e zuccheri.
Tutti i numerosi passaggi rendono palese quindi quanto sia prezioso e coccolato questo pregiato prodotto.
Pergola e vendemmia
La viticoltura trentina è sempre stata legata alla pergola che è tuttora il metodo di allevamento della vite maggiormente diffuso. Questo metodo nasce proprio in Trentino per garantire un’adeguata esposizione solare alle vigne che nella maggior parte dei casi vengono coltivate in pendenza, facilitando inoltre il posizionamento sui terrazzamenti, la potatura e la legatura dei tralci.
Per fissare la data della vendemmia, invece, gli agronomi tengono conto del grado di acidità, degli zuccheri, dei sali minerali e delle sostanze aromatiche contenuta nell’uva.
Tipologie
Lo spumante Trentodoc metodo classico viene prodotto Bianco nelle versioni Brut, Millesimato e Riserva, oppure Rosè.